Sostantivi epiceni e un po’ di facile ironia

Partiamo semplificando: i sostantivi epiceni sono sostantivi che non cambiano declinazione a seconda del genere a cui fanno riferimento.

Saltando di grammatica in grammatica questo calderone di parole prende sfumature più o meno faunistiche, ma ai fini di questo articolo la definizione semplificata in apertura è sufficiente*.

Parleremo quindi qui di sostantivi epiceni anche quando riferiti a persone e quando la concordanza con il genere si esprime con l’articolo perchè, per quanto sia effettivamente interessante che gli animali selvatici (generalmente) abbiano un unico nome che viene poi declinato aggiungendo “maschio-femmina”, non è strettamente attinente al punto a cui vorrei arrivare.

Per andare un po’ più sul concreto ecco qualche esempio di sostantivo epiceno:

  • la persona
  • la vittima
  • la sentinella
  • la guardia
  • la spia

ma anche

  • la/il giornalista 
  • la/il pediatra
  • la/il presidente
  • la/il preside
  • una/un insegnante

Come si può evincere dalla precedente lista abbiamo sia sostantivi che non mutano nemmeno l’articolo e sostantivi la cui declinazione viene affidata alle eventuali concordanze.

Interessante Chiara, ma dove vuoi arrivare?

Voglio arrivare alla differenza tra questa lista di parole e quei nomi riferiti ad una pluralità di persone a cui viene applicato il cosiddetto maschile sovraesteso (o maschile non marcato**) nel linguaggio comune. Stavolta stiamo parlando di parole, e conseguenti concordanze, quali:

  • gli uomini per intendere l’umanità o uomini e donne
  • i bambini per intendere un gruppo misto di bambini e bambine 
  • i figli per intendere figli e figlie
  • gli amici per intendere amici e amiche

eccetera.

Mentre nel caso dei sostantivi epiceni siamo di fronte a parole intrinsecamente ambigenere, l’utilizzo del maschile sovraesteso è una scelta. Lo è talmente tanto che quando è stato usato il femminile allo stesso modo, ad esempio dall’Università di Trento per il regolamento di Ateneo, si è acceso un dibattito colorito (in merito consiglio l’ascolto di questa puntata di Amare Parole di Vera Gheno).

In questo panorama penso sia molto importante conoscere la differenza tra questi concetti perché un linguaggio più consapevole passa effettivamente dalla conoscenza dei propri strumenti.

Quindi, per riscrivere gli esempi di prima, potremmo utilizzare le seguenti espressioni:

  • una condizione che unisce tutti gli uomini → una condizione comune a tutta l’umanità
  • i bambini hanno finito la scuola → la scuola è finita per tutte le classi
  • ho tre figli → ho due figli e una figlia
  • esco con gli amici stasera → stasera esco con la mia compagnia

Si tratta chiaramente di una esemplificazione non applicabile a tutti i casi in cui vengono usati tali sostantivi, ma utile a capire che un’alternativa c’è sempre.

Quando parliamo di professioni

Tutto questo diventa particolarmente importante quando parliamo di professioni. 

In ambito professionale è importante comunicare e chiamare ogni persona usando il giusto ruolo o qualifica. Oltre alla corretta declinazione del ruolo secondo il genere (questione che tratteremo in un altro articolo dedicato), è importante non compiere altri errori, quali:

  • usare “ragazzi/ragazze” quando si tratta di persone giovani (ne ho fatto un reel qui)
  • signorina” quando si tratta di una professionista
  • Nome Senzacognome” quando ci confrontiamo con una persona che non conosciamo in ambito professionale

Tenere a mente le considerazioni fatte precedentemente è una questione di rispetto, educazione e apertura. Quindi l’architetta che sta seguendo il progetto di casa vostra non sarà una signorina, il videomaker che sta girando il vostro video aziendale non è un ragazzo e la dottoressa che vi ha in cura sarà la dott.ssa Rossi e non Marina.

La facile ironia

Il pediatrO.

* per approfondire consiglio la lettura dei seguenti link:

** Un approfondimento in merito: nell’italiano standard il maschile al plurale è da considerare come genere grammaticale non marcato https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/un-asterisco-sul-genere/4018


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