Fact Checking e linguaggio social inclusivo

Fact checking e comunicazione social inclusiva

Il Fact Checking è sicuramente uno degli argomenti caldi del momento. Da quando Mark Zuckerberg ha annunciato la fine del programma di fact checking per Meta, online non c’è questione social più chiacchierata, se escludiamo il nascondino di TikTok dello scorso weekend negli Stati Uniti.

Prima di passare ad un po’ di considerazioni che collegano il fact checking alla comunicazione social inclusiva è importante fare un passo indietro e spiegare cosa sta succedendo.

Il fact checking su Meta: come funziona(va)?

Da anni sulle piattaforme parte del gruppo Meta, di cui fanno parte Facebook, Instagram e Threads oltre a WhatsApp, è attivo un programma di fact checking affidato ad agenzie specializzate esterne. Questi enti sono incaricati di controllare che le informazioni condivise sui social (segnalate da utenti o tramite parole chiave) siano corrette. Le agenzie hanno quindi il compito di registrare ogni contenuto portato alla loro attenzione dando una delle seguenti valutazioni: falso, alterato, parzialmente falso, privo di contesto, satira e vero (potete leggere qui il dettaglio dal sito ufficiale Meta).

Qualora la valutazione fosse negativa, il post in questione, oltre a riportare una nota a corredo, potrebbe essere nascosto o avere una visibilità limitata. L’eliminazione del contenuto, la pena più severa, è ad esclusivo appannaggio della piattaforma, le agenzie si limitano ad un rating dell’accuratezza delle informazioni, più eventuali approfondimenti

Il coinvolgimento di questi enti si è rivelato necessario con l’aumento esponenziale negli ultimi anni delle fake news. In buona sostanza, la veridicità e l’adesione alle linee guida di Meta era, fino all’inizio di quest’anno, parzialmente in mano a delle agenzie esterne che si occupavano di validare i contenuti al di fuori di bias e pregiudizi personali. Il sistema non era perfetto. Molto spesso venivano coinvolti dei contenuti che non violavano né le linee guida né erano scorretti. Proprio a questa criticità il CEO di Meta si aggrappa per motivare la sospensione del programma, al momento solo per gli Stati Uniti. Ma scendiamo nel tecnico:

Cosa succede senza fact checking su Meta?

Questa modalità di controllo dei contenuti verrà sostituita con le Community Notes, nient’altro che delle annotazioni sul post da parte di utenti della piattaforma selezionati. Queste persone, provenienti da diversi background, si occuperanno di segnalare e commentare le notizie false, alterate o non rispondenti alle linee guida della piattaforma. Non saranno parte di un’agenzia esterna e specializzata, ma lo faranno a carattere personale. Attualmente questo è il metodo di controllo delle notizie utilizzato sul social di Musk, X (ex Twitter). Come suddetto, attualmente questo cambiamento sarà in vigore in USA e non in Europa, che a livello di privacy e regolamentazione online ha alcune policy più stringenti. Non è ancora chiaro quando e come qualcosa di simile arriverà anche nel nostro paese, ma dobbiamo aspettarci dei cambiamenti nei prossimi mesi.

Fact Checking diventa community notes

Direttamente dal comunicato condiviso da Meta:

  • Una volta che il programma sarà attivo e funzionante, Meta non scriverà Community Notes né deciderà quali mostrare. Saranno scritte e valutate dagli utenti che contribuiscono. 
  • Proprio come su X, le Community Notes richiederanno un accordo tra persone con diversi background per aiutare a prevenire valutazioni parziali. 
  • Vogliamo essere trasparenti su come i diversi punti di vista creano le note visualizzate nelle nostre app e stiamo lavorando sul modo giusto per condividere queste informazioni. 
  • Le persone possono iscriversi oggi (Facebook, Instagram, Threads) per avere l’opportunità di essere tra i primi contributori di questo programma non appena sarà disponibile.

Quali sono le nuove linee guida di Meta? 

Siccome su Instagram oltre a lavorare ci passo più tempo di quello che dovrei, sono andata a spulciarmi le nuove linee guida. 

Si parla di uno spazio “meno regolamentato”, in cui lasciare più libertà di espressione al singolo utente. Questo per incentivare una condivisione più ampia, al riparo da una censura errata da parte della piattaforma. All’interno delle nuove linee guida (che potete leggere integralmente qui) rimangono quelle che si schierano contro l’incitamento all’odio o alla violenza e quelle relative ai contenuti espliciti. Viene introdotta però una “zona di tolleranza” legata al modo in cui una persona si può riferire a determinate tematiche e quindi nascono delle “eccezioni”. 

La più ripresa in questi giorni, e che sta facendo più discutere, la riporto qui di seguito (refuso incluso):

Consentiamo accuse di malattie menali o anormalità quando si basano sull’orientamento di genere o sessuale, nel caso di discorsi politici o religiosi su transgenderismo e omosessualità e uso comune non serio di parole quali “strano”.

Traducendo quindi: “se dici a una persona transessuale che è malata di mente perché transessuale è ok” che sembra una parafrasi di “ma dai, so’ ragazzi!”.

Al netto della chiara problematicità dell’affermazione qui sopra, possiamo vedere questa nuova normativa come un’apertura a qualsiasi tipo di contenuto, condiviso con un linguaggio diretto che non debba ricorrere a mezzucci linguistici per far passare un messaggio (per approfondire vi consiglio questo Ted Talk che parla di come i social media cambiano il modo in cui parliamo). Post con tematiche riguardanti politica, salute mentale, situazioni sociali saranno più facili da condividere nella loro versione più esplicita. Anche in ambito artistico in molte persone possono gioire di questo cambiamento, in quanto allarga la cintura in cui erano strette molte opere.

Tanto per darvi un’idea del traffico sui social media (non solo Meta) dall’ultimo Digital Report di WeAreSocial e Meltwater:

immagine che porta dati relativi all'utilizzo dei social media
Fonte DataReport-Aprile-2023

Come si collega allora il fact checking con la comunicazione social inclusiva (ma non solo)?

Trasformando una minor regolamentazione in un’opportunità. È inutile girarci attorno, sui social una buona fetta di utenza sfoga la propria frustrazione. Da qui nascono gli hater (ne ho parlato qui), i leoni da tastiera o i troll. Questi personaggi troveranno sicuramente ancora più spazio in una piattaforma che ha, in buona sostanza, tolto dei paletti nelle norme di comportamento. Parallelamente a questi ci sarà sicuramente una strada più spianata alle fake news che, aiutate dalla potenza di fuoco dell’AI, diventeranno sempre meno riconoscibili al primo sguardo. Come contrastare quindi questa deriva trasformandola in un’opportunità?

Per aziende

  1. Differenziandosi con una comunicazione più precisa e trasparente

Il consiglio è quello di mettere online contenuti più rigorosi, con più fonti, più sitografia, più dati a sostegno. Puntare sulla propria trasparenza può essere la vera chiave per costruire un rapporto con la propria audience e fare davvero la differenza in un clima di incertezza diffusa.

  1. Scegliendo di farsi portavoce di una comunicazione più inclusiva e rispettosa

È un po’ la differenza tra il giugno rainbow di cui vediamo vestirsi le aziende per salire su un carro in trend in quel momento e l’impegno costante di quelle che invece trovano nel sostegno a tematiche LGBTQ+ uno dei propri valori fondanti.

Per utenti

  1. Leggendo, informandosi e valutando

Questo significa soppesare attentamente le proprie fonti, confrontarsi con persone all’esterno della propria bolla adottando un pensiero critico. Andando avanti sarà sempre più difficile distinguere una notizia falsa da una vera, ma il modo di farlo c’è: non fermiamoci ad un Reel su Instagram, cerchiamo le fonti, domandiamoci se sono affidabili e solo una volta che abbiamo una conferma condividiamo quel contenuto. 

  1. Usando la propria voce

Forse il punto a cui tengo maggiormente. Usiamo la nostra voce per commentare quando vediamo qualcosa che, pur non violando le linee guida, offende chiaramente una persona o una categoria di persone. Continuiamo a portare sulla piazza social una voce che sia inclusiva, che non faccia passi indietro e che si prende cura delle altre persone.

Sui social network ognuno è responsabile di ciò che carica e condivide, in una situazione meno chiara a livello normativo è importante che questa responsabilità sia presa ancora più seriamente.

Vuoi una valutazione e una consulenza riguardo alla comunicazione della tua realtà? Parliamone! 


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